domenica 21 febbraio 2010

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Roman Polanski ha vinto il Leone d'Argento come miglior regista al festival di Berlino, grazie al suo nuovo thriller politico, The Ghost Writer. Polanski, come si sa, si trova attualmente agli arresti domiciliari ed è alle prese con la richiesta di estradizione negli USA.
Miglior film, del tutto a sorpresa, Bal (Miele), ultima parte della trilogia di Yusuf (Yusuf Üçlemesi) del regista turco Semih Kaplanoğlu, iniziata nel 2007 con Yumurta (Uovo) e continuata l'anno dopo con Süt (Latte). Il film racconta la storia di un bambino di sei anni che scappa nei boschi per ritrovare il padre scomparso.
Kaplanoğlu, il cui Yumurta è noto al pubblico del Trieste Film Festival, per essere stato in concorso lungometraggi nella 19a edizione, Kaplanoğlu è nato nel 1963 a Izmir, in Turchia. Nel 1984, dopo essersi laureato in Cinema e Televisione presso la facoltà di Belle Arti dell’Università Dokuz Eylül della sua città, si trasferisce a Istanbul. Lì lavora per un paio d’anni come copywriter per alcune agenzie pubblicitarie. Passa poi al cinema, dove inizia come aiuto-cameraman in due documentari pluri-premiati. Successivamente, scrive e dirige una serie televisiva in 52 puntate di grande successo, Şehnaz Tango. Nel 2000, realizza il suo primo lungometraggio, Herkes Kendi Evinde, presentato e premiato in diversi festival. Il secondo film, Meleğin Düşüşü, è del 2004 e viene presentato in anteprima a Berlino dove riceve numerosi consensi in termini di critica e di pubblico. Segue Yumurta, presentato nella "Quinzaine" a Cannes, a Karlovy Vary e Sarajevo. Ha fondato anche una sua casa di produzione, la Kaplan Film. Nel 2008, presenta il secondo capitolo della trilogia di Yusuf, Süt (Latte), presentato a Venezia.
Gran premio della Giuria a Eu Cand Vreau Sa Fluier, Fluier (Se voglio fischiare, fischio), film d'esordio del romeno Florin Serban, un dramma interamente ambientato in una prigione. Il film ha conquistato anche l'Alfred Bauer Prize, dedicato alla memoria del fondatore del festival e assegnato a Eu Cand Vreau Sa Fluier, Fluier per la sua carica innovativa. Nato a Resita, in Romania, nel 1975, Serban ha studiato filosofia, ermeneutica e teoria della cultura all'Università Babes Bolyai di Cluj Napoca (in Transilvania), oltre che in Regia all'Accademia di Studi. In seguito, si è trasferito alla Columbia University, dove si è diplomato nel 2008.
Si rimane sempre nell'area Alpe Adria con un ex-aequo per il premio al Miglior attore, diviso fra Grigori Dobrygin e Sergei Puskepalis, entrambi protagonisti di Kak ya provel etim letom (Come ho finito questa estate) di Alexei Popogrebsky. A Pavel Kostomarov, per lo stesso film, il premio come direttore della fotografia. Kostomarov è anche autore, insieme ad Antoine Cattin del documentario La Mère, presentato in concorso documentari e anteprima italiana al Trieste Film Festival nel 2009.

lunedì 15 febbraio 2010

IL CIELO SOPRA DRESDA

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Fra il 13 e il 15 febbraio del 1945, gli Alleati bombardano la città di Dresda, in Germania. Quello che si lasciano alle spalle è un bilancio impressionante: 24.866 case distrutte, un'area di 15 km quadrati rasa al suolo, un numero totale di vittime imprecisato, ma stimato fra le 25.000 e le 35.000 persone (di cui moltissimi civili), che molti ritengono addirittura un decimo delle cifre reali.
In occasione dell'anniversario di quell'avvenimento storico, questa sera, lunedì 15 febbraio, al Cinemazero di Pordenone, verrà riproposto NACH DRESDEN di Vittorio Curzel. Il documentario, presentato in anteprima italiana nel 2007 al Trieste Film Festival, affronta in modo personale il tema dell'incrocio fra storia con la S maiuscola e storia personale e lo fa ttraverso gli occhi di Hermann, professore universitario newyorkese, un ebreo tedesco nato a Dresda nel 1930, che nella Shoah ha perso il padre e gran parte dei parenti e dei compagni d’infanzia. Fuggito per le persecuzioni razziali con la madre e la sorella negli Stati Uniti, compie un viaggio di ritorno in Germania, cinquanta anni dopo il bombardamento che ha distrutto il centro storico della sua città. Durante il viaggio, nel treno che lo porta da Berlino a Dresda, nel taxi che lo accompagna da un luogo all'altro della città, nei percorsi a piedi e in tram fra vie e piazze che non riconosce, attraverso i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi ricordi, rivive la storia della capitale sassone e della Germania dal 1930 a oggi, insieme alla storia degli ebrei tedeschi e del loro tragico destino, dall'assimilazione al genocidio. Camminando fra le vie di Dresda alla ricerca della casa della sua famiglia e dei luoghi della sua infanzia è confuso e turbato. Il quartiere dove viveva la sua famiglia, non esiste più, cancellato dal bombardamento che nel febbraio 1945 ha bruciato la città. Al suo posto una lunga fila di palazzi tutti uguali… Il parlato del film è costituito dal testo di due lettere: quella che l’uomo scrive al nipote durante il viaggio a Dresda e quella che un’amica d’infanzia tedesca scrive a Hermann dopo il suo ritorno a New York (con il ricordo personale della notte dei bombardamenti). I testi delle due lettere sono stati elaborati sulla base di testimonianze, diari, autobiografie e documenti del tempo. Le riprese del film sono state realizzate fra il 1995 e il 2004. Nel montaggio compaiono anche materiali visivi e audio d’archivio.
Vittorio Curzel è nato a Trento nel 1952. Psicologo e giornalista, autore di saggi su cinema, televisione, fotografia e comunicazione pubblica, è autore di programmi radiofonici Rai (fra cui le serie “I suoni del Cinema” e “Canto Nomade - Musiche, parole e immagini di popoli in viaggio”) e di film documentari. Ha insegnato Principi e tecniche della Comunicazione pubblica e del Marketing sociale presso l'Università di Trento e Sociologia dei Nuovi Media presso l'Università di Bologna. Ha diretto dal 1980 al 1986 il Settore Audiovisivi didattici della Provincia Autonoma di Trento. Successivamente e fino al 1995, ha coordinato il Centro di Documentazione Visiva di Trento, organizzando e dirigendo anche numerose manifestazioni cinematografiche fra cui “Trento Cinema - Incontri Internazionali con la Musica per il Cinema” e il Concorso Internazionale di Composizione “Trento Cinema - La Colonna Sonora”.

Cinemazero, ore 21.15. A seguire, incontro con l'autore

Info: tel. 0434.520 404, www.cinemazero.org

giovedì 11 febbraio 2010

La stagione del raccolto: Vuoti a rendere

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Sabato 13 febbraio 2010, alle ore 16.30, al Teatro Miela, Bonawentura / LA STAGIONE DEL RACCOLTO_La maturità della vita nel cinema presenta

VRATNÉ LAHVE (Vuoti a rendere) di Jan Svěrák (Gran Bretagna, Repubblica Ceca, 2007, distr. it. Fandango)
con Zdenek Sverak, Daniela Kolarova, Tatiana Vilhelmova, Robin Soudek, Jiri Machacek, Pavel Landovsky, Jan Budar, Miroslav Taborsky
A Josef Tkaloun, un anziano insegnante di Praga, il suo lavoro non piace più e decide perciò di andare in pensione. Essendo però un uomo di spirito e sentendosi pieno di energia, non si accontenta di stare a casa con la moglie, dove non succede mai niente. Dopo aver cercato invano lavori “dignitosi”, ne trova uno nel supermercato del suo quartiere, dove si occupa dei ‘vuoti a rendere’. Intorno al suo lavoro e, soprattutto, grazie a colleghi e clienti si costruisce un piccolo mondo perfettamente razionale su cui ha un controllo pressoché totale, ma da cui esclude sempre più la moglie Eliška. E se riesce in modo discreto ad aiutare gli altri, compresa la figlia Helenka, a trovare il partner perfetto, il suo lungo matrimonio ormai sta andando a pezzi sotto i suoi occhi.

venerdì 5 febbraio 2010

Anche nella DDR c'era la poesia

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Esce oggi, per Isbn edizioni, 100 POESIE DALLA DDR, a cura di Christoph Buchwald e Klaus Wagenbach, tradotto da Achille Castaldo, Giovanni Giri, Cristina Vezzaro

A vent’anni dalla caduta del Muro, uno sguardo sulla DDR attraverso le poesie, le elegie, gli inni, le ballate e le filastrocche più belle, quelle famose e quelle sconosciute, quelle ufficiali e quelle proibite. Da Bertolt Brecht a Heiner Müller, da Wolf Biermann alla scena di Prenzlauer Berg. Divisa in tre sezioni, più un prologo e un epilogo, questa antologia ci porta a spasso attraverso quarant’anni di storia tedesca, dalle prime poesie antifasciste al surrealismo e alla satira degli anni ottanta; dalle speranze degli inizi al commiato della Svolta nel 1989. Ne risulta un quadro quotidiano e multiforme della ddr in cui non ci è dato sapere quali fossero le poesie vietate né quali fossero i poeti dichiaratamente di Partito – al lettore il compito di provare a tracciare la linea di frontiera tra i due mondi: quello esibito della dittatura e quello nascosto della dissidenza.