giovedì 29 ottobre 2009

TRACCE DI MURO: IL 38° PARALLELO

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Per il suo prossimo appuntamento, la rassegna TRACCE DI MURO si sposta in CAVò, il video-rifugio di Alpe Adria Cinema. Il prossimo mercoledì, 4 novembre, una serata particolare, tutta dedicata alla Corea, dove la barriera che separa nord e sud segue un confine geografico astratto, il 38° parallelo, tracciato all’inizio degli anni ‘50.
Si comincia alle 19.00 con
Grandmother's Flower
(Il fiore della nonna) di Jeong-hyun Mun, Corea del Sud, 2007, col., 89' (v.o. coreana, sott. inglesi).
Il documentario, presentato l'anno scorso al festival di Berlino, è un viaggio nella storia di una famiglia e di un popolo. Dopo la morte della nonna materna, avvenuta nel 2001, il regista scopre una serie di diari e di documenti che raccontano la complicata storia famigliare della donna. Comincia a ricostruirne le vicissitudini, scoprendo per esempio che la malattia mentale e la paranoia dello zio (uomo di cui aveva sempre avuto paura) erano state causate dallo shock subito dall'arresto e dalle torture subito dal fratello, il nonno del regista. Viene così lentamente a galla la storia di questa famiglia sud-coreana, perseguitata dalle autorità per le sue attività di resistenza al governo e per la vicinanza alla politica nord-coreana.
La storia della nonna, donna forte e combattiva che ha saputo sopravvivere a grandi lutti e alla perdita di una famiglia intera per motivi politici, diventa così la storia di un intero paese, del suo recente passato politico tumultuoso e violento e dei molti problemi ancora irrisolti.
Il film ha vinto il premio come Miglior documentario al festival internazionale di Pusan. (leggi la recensione su Variety di Derek Elley, in inglese)



Mun Jeong-hyun è nato a Kwang-ju (in Corea) nel 1976. Dopo gli studi di architettura e cinema, ha realizzato nel 2003 il suo primo documentario, Back to My Hometown. GRANDMOTHER’S FLOWER è il suo quarto lavoro.

Alle 21.00, rimaniamo in Corea con il film di un grande autore, Park Chan-wook:
J.S.A. - Joint Security Area (Area Comune di Sicurezza), Corea del Sud, 2000, col., 110', con (v.o. coreana, sott. inglesi).
Non c'è nulla di più simbolico della divisione delle due Coree del ‘Ponte del non ritorno’ di Panmunjom, zona demilitarizzata al confine fra i due stati. Un giorno, una guardia di confine viene uccisa da un colpo di fucile. I sospetti si concentrano su un soldato sud-coreano, che viene ritrovato ferito nel bel mezzo della “terra di nessuno”. L'incidente avrà delle gravi ripercussioni perché entrambi i paesi considerano l'incidente come un atto di provocazione voluta. Il Nord accusa il Sud di aver commesso un “attacco terroristico” mentre il Sud sospetta che il Nord abbia tentato un rapimento. Si appellano così all'autorità degli stati neutrali (NNSC) in cerca di aiuto e chiedono a loro di investigare sul caso. Viene incaricata di svolgere le indagini il capitano Sophie E. Jean, una coreana che ha studiato Legge a Ginevra e che attualmente presta servizio nell'esercito svizzero. Fin da subito, Sophie si trova davanti a un mucchio di ostacoli perché i due paesi si rifiutano di cooperare con lei in alcun modo. Solo dopo aver superato queste resistenze da parte delle autorità dei due stati, il capitano riesce a incontrare i due principali testimoni, l'ufficiale semplice Lee Soo-Hyuk e il sergente nord-coreano Oh Kyung-Pil. Quando Sophie E. Jean li interroga, però, i due forniscono un resoconto del tutto discordante dell'accaduto. La questione si fa sempre più misteriosa e ingarbugliata, soprattutto dopo che il testimone che è accorso per primo sul luogo dell'incidente, un soldato di nome Nam Sung-Shik, cerca di suicidarsi subito dopo aver rilasciato la propria dichiarazione...
Presentato a Berlino e al Far East del 2001, campione assoluto di incassi in Corea, il film nasce come adattamento per il grande schermo del romanzo DMZ di Park Sang-yun.
Park Chan-wook (nato nel 1963 a Seoul, nella Corea del Sud) è approdato al cinema dopo gli studi in filosofia. È arrivato alla notorietà internazionale proprio con JSA – Joint Security Area (Gongdong kyeongbi gooyeok JSA, 2000), uno dei primi film a lanciare uno sguardo inedito, libero da schematismi, sul problema della divisione fra le due Coree. Da quel momento è stato un susseguirsi di successi, fra cui spicca l'incredibile “trilogia della vendetta”: Sympathy for Mr. Vengeance (Boksuneun naui geot, 2002), Old Boy (Oldeuboi, 2003), e Sympathy for Lady Vengeance (Chinjeolhan Geumjassi, 2005). Old Boy ha vinto il Gran premio della Giuria a Cannes. Nel 2006 è stata la volta di I’m a Cyborg, But That’s OK (Ssaibogeujiman kwaenchanha, 2006). Quest'anno, a Cannes, ha presentato Thirst (Bakjwi), Premio della Giuria in cui ritorna il Song Kang-ho di JSA.

Ricordiamo che l'accesso alle proiezioni di Cavò è gratuito e RISERVATO ai soci di Alpe Adria Cinema. Per info su come si diventa soci: news@alpeadriacinema.it

Il programma completo di TRACCE DI MURO è consultabile e scaricabile dal sito di Alpe Adria Cinema

questo post viene pubblicato in contemporanea su Cavò, il blog-rifugio di Alpe Adria Cinema

domenica 25 ottobre 2009

Parole (e disegni) per abbattere i muri

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Alle ore 16.00, presso la Biblioteca Statale di largo Papa Giovanni XXIII a Trieste inaugura domani la mostra delle illustrazioni di Henning Wagenbreth, meraviglioso corredo visivo al libro 1989 - Dieci storie per attraversare tutti i muri (Antologia per giovani lettori sul Muro), che viene anche presentato domani.
La penna di dieci grandi scrittori e la matita di Henning Wagenbreth, grande illustratore dell'avanguardia tedesca, per un ideale, enorme graffito contro l´intolleranza. Per dieci racconti, ricchi di fantasia e colorate suggestioni, contro il tetro grigiore dei muri. Berlino.Israele-Cisgiordania. Stati Uniti-Messico. Corea del Nord-Corea del Sud. Cipro greca-Cipro turca. Spagna-Marocco. Arabia Saudita-Yemen. India-Pakistan. Thailandia-Malesia. Botswana-Zimbawe. Belfast. Bagdad. Hoek Van Holland. Padova: muri famosi e quasi sconosciuti, grandi e piccoli.

giovedì 22 ottobre 2009

TRACCE DI MURO: I NUOVI MURI

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Il secondo film che presentiamo lunedì 26 ottobre per TRACCE DI MURO è Mur (Il muro) di Simone Bitton, Francia-Israele, 2004, col., 96' (v. italiana)
Intenso e doloroso, il documentario della Bitton è incentrato sulla lunga barriera eretta dal governo Sharon con l'intento di impedire gli attentati terroristici: una riflessione cinematografica sul conflitto israeliano-palestinese in cui la regista sfuma i confini dell'odio affermando la sua doppia identità di ebrea e di araba. Nel cantiere del muro che imprigiona un popolo e ne cinge un altro, parole quotidiane e canti sacri, in ebraico e in arabo, sfidano i discorsi della guerra, oltrepassando il rumore assordante dei bulldozer. Presentato alla Quinzaine des Realisateurs, il film ha vinto il Premio Speciale della Giuria al Sundance, il Gran Premio al Festival internazionale del documentario di Marsiglia e il Premio Pesaro Nuovo Cinema.
Simone Bitton è nata nel 1955 in Marocco. Nel '66 si è trasferita in Israele e ha prestato servizio militare nella la Guerra del Kippur; si è poi trasferita a Parigi e nel 1981 si è diplomata presso la scuola di cinema IDHEC. Parla perfettamente l’ebraico, l’arabo e il francese. Attualmente vive tra Gerusalemme e Parigi. Ha diretto più di 15 documentari. Il suo lavoro varia dall’inchiesta storica al reportage in prima persona e il ritratto intimo di autori borderline, artisti e politici. Tutti i suoi film dimostrano un profondo impegno personale e professionale nel rappresentare le culture e la complessa storia del Medioriente e dei Paesi Nord Africani. Nel 2004 ha vinto il Premio “Pesaro Nuovo Cinema” con il documentario Mur. Fra i suoi lavori Citizen Bishara (2001), Ben Barka, L'Èquation marocaine (2001), L'Attentat (1998) Mahmoud Darwich: et la terre, comme la langue (1997), Palestine, histoire d'une terre (1993) Il nuovo film, Rachel, è stato presentato alla Berlinale nella sezione “Forum”. (fonte della bio-filmo: Catalogo ufficiale della Mostra del nuovo cinema di Pesaro).
A proposito di Mur, ha dichiarato: “Gli spettatori non sono delle pagine bianche, sanno un sacco di cose su questo paese, su questa guerra. Hanno le loro opinioni, talvolta forse troppo nette, altre volte del genere che non condivido. Non ho realizzato questo film per convincere questo genere di persone o per discutere con loro. Volevo solo condividere le mie sensazioni, quello che ho nel cuore. Volevo mostrare loro quello che io vedo e,allo stesso tempo, mostrarmi a loro. Il muro che ho filmato è parte di me almeno quanto lo è dell'orizzonte mentale e fisico delle persone che compaiono nel film. In un certo senso, questo muro è il segno del nostro fallimento. Mur è un film politico in quanto tutto è politico, ma non parla di politica. Parla di me, di noi. Al di là della tragedia che colpisce il Medio Oriente, l'ho voluto fare per ricordare quello che avviene altrove nel mondo fra ricchi e poveri, potenti e deboli, democratici e chi democratico non è, fra quelli che hanno tutto e quelli che non hanno nulla. Ovunque, i deboli vogliono oltrepassare i muri che sono stati eretti per tenerli a distanza e ovunque i potenti temono moltissimo di ritrovarsi al posto dei deboli, come se la felicità di qualcuno si potesse realizzare solo a costo di privazioni e confinamenti di altre persone. Capita talvolta che i potenti siano così spaventati dai deboli che farebbero qualunque cosa che giustifichi le loro paure e trasformi i deboli in una minaccia reale. La pace arriverà. Come sempre. Ma per ora, quella che ci aspetta è un'epoca di muri e sento che sarà terribile.”

Sito inglese del film: http://www.wallthemovie.com/

Lunedì 26 ottobre Cinema Ariston - Trieste
ore 20.30

Il programma completo di TRACCE DI MURO è consultabile e scaricabile dal sito di Alpe Adria Cinema.

TRACCE DI MURO: OLTRE BERLINO

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Dopo la doppia proiezione di lunedì scorso al Cinema Ariston, che ci ha consentito di rivedere un film bellissimo come Good Bye, Lenin! e l'interessantissimo documentario sulla propaganda nella DDR Kinder, Kader, Kommandeure, mercoledì c'è stata l'affollatissima presentazione dell'ultimo libro di Gian Enrico Rusconi, Berlino: la reinvenzione della Germania. Entrambi gli appuntamenti hanno richiamato un pubblico interessato e informato. Possiamo dire che proiezioni e presentazione del libro fossero legate da un filo rosso: se da una parte, infatti i film ci hanno mostrato con grande chiarezza quanto sia importante - e attuale - ricordare quanto siano potenti le immagini e come sia facile, attraverso di esse, creare una realtà che di fatto non esiste, il saggio di Rusconi affronta - fra gli altri - il "problema" della memoria.
Dopo questo inizio dedicato doverosamente a Berlino, che ci ha aiutato a riannodare le fila di quella che potremmo definire una rassegna “diffusa”, dal momento che ci sta accompagnando ormai da gennaio e che avrà delle code anche nella prossima edizione del Trieste Film Festival, con i prossimi appuntamenti entriamo nel vivo della parte autunnale della rassegna. Un percorso ulteriore che parte da Berlino per condurci in un viaggio alla scoperta di altri muri: da quello eretto di recente da Israele (nel pluripremiato film di Simone Bitton, Il muro), al confine che divide le due Coree, sorto prima di quello di Berlino e che ancora non dà segni di cedimento (nel programma del 4 novembre in Cavò), fino in Marocco, passando per un'Europa in cui, a vent'anni dalla caduta del Muro, esistono ancora moltissime divisioni sociali e i muri sono quelli dell'esclusione dei cittadini non comunitari (Da un muro all’altro – Da Berlino a Ceuta). Lunedì 26 presentiamo due documentari molto interessanti. Cominciamo col parlare del primo:

Da un muro all’altro – Da Berlino a Ceuta (tit. or. D’un mur l’autre – de Berlin à Ceuta) è un film belga dell'anno scorso che è stato presentato a Cividale lo scorso luglio nell'ambito di Mittelimmagini, rassegna di cinema documentario che arricchisce il programma del Mittelfest e la cui edizione di quest'anno si intitolava - appunto - "Muri".
"Nessuno lascia volentieri il proprio paese” dice Antonio, seduto nella sua poltrona. Anni fa, è partito dalla Sardegna alla volta del Belgio, dove si è letteralmente sepolto vivo in una miniera di carbone. Al paese che l'ha accolto e di cui parla con rispetto ha dato otto figli, “otto buoni belgi”, come gli piace ripetere. Jean, di persone così ne ha incontrate tante nel suo vagabondare per l'Europa, incontri eccezionali, scambi autentici con persone che gli raccontano col groppo in gola perché sono emigrate. Parlano delle famiglie, delle case, degli amici che hanno lasciato per venirsene in Francia, in Germania, in Spagna, in Belgio. Videocamera in spalla, il regista inizia il suo viaggio a Berlino, davanti ai resti del Muro, e finisce a Ceuta davanti a un altro muro di filo spinato, dove tuttora gli immigrati clandestini trovano la morte. Il viaggio procede su treno, nave o automobile, ed è accompagnato dalla colonna sonora di Tom McClung, pianista jazz americano. I brani sottolineano, senza ridicolizzarle, le storie (a tratti molto crude) dei protagonisti e la nostalgia che provano quando evocano la loro vita passata o raccontano di quella attuale. Dal muro di Berlino all’enclave di Ceuta in terra africana, questo road movie attraversa l’Europa, oltrepassando quattro frontiere ma con un unico centro, in cui prende vita una società meticcia, multiculturale, ricca nelle sue diversità nonostante le tradizioni vengano spesso rinnegate. Uno sguardo ottimista e fuori dal comune sull’Europa e la sua immigrazione. Da un muro all'altro è stato presentato anche a Visions du Réel, il festival internazionale del documentario di Nyon.
L'autore, Patric Jean, è nato nel 1968 in Belgio. Ha studiato teatro, letteratura e cinema all'INSAS di Bruxelles. Vive fra Parigi e il Belgio. Dopo i primi cortometraggi nel 2000 ha girato il documentario Les enfants du Borinage - lettre è Henri Storck, una videolettera che Jean invia a Henri Storck per mostrargli come dal 1933, anno in cui Storck girò insieme a Joris Ivens Misère au Borinage, nulla sia cambiato per la gente che abita quell'area. Documento d'accusa contro il partito socialista che governava il sud del paese, in cui il Borinage si trova, il film ha scatenato una vera e propria bufera politica in Belgio. Il suo secondo film, Traces, è stato una docufiction su un pittore, Mahieu. Nel 2003, Jean ha diretto Might Is Right, trasmesso dalle televisioni di 15 paesi. Dopo D'un mur l'autre, ha girato Masculine dominance, un documentario a tema femminista, che esce in questi giorni. Jean sta lavorando a un film e a una serie di documentari.

Sito ufficiale del film: http://www.dunmurlautre.net

Lunedì 26 ottobre Cinema Ariston - Trieste
ore 18.30

Il programma completo di TRACCE DI MURO è consultabile e scaricabile dal sito di Alpe Adria Cinema.

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martedì 20 ottobre 2009

Da Berlino alla città degli angeli

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Una porzione del Muro di Berlino è stata trasportata a Los Angeles per le celebrazioni del ventesimo anniversario della caduta del Muro. I dieci pannelli sono stati pitturati dall'artista francese Thierry Noir, il primo a disegnare murales sul Muro nel 1984. La sezione del Muro sarà la più grande del Muro al di fuori della Germania.

domenica 18 ottobre 2009

Tracce di Muro: pronti al via!

Pin It Ieri, sul Piccolo di Trieste:

Domani, finalmente, si parte. I due film che io e l'amica Tiziana Ciancetta abbiamo scelto per aprire questa seconda parte di Tracce di Muro (terza, se contiamo anche la giornata dedicata al tema durante il Trieste Film festival dello scorso gennaio) sono pensati per essere visti in successione perché legati da un'unica riflessione ovvero su cosa si fonda l'esistenza di un sistema sociale?
Il primo titolo, Good Bye Lenin! di Wolfgang Becker, lo potremmo definire ormai un classico. Ci sembrava doveroso ripartire da questo film perché, secondo noi, mette bene in evidenza quello che è il senso di questo percorso autunnale di Tracce di Muro: per abbattere un muro ci vuole molto tempo e anche dopo che ci si è riusciti occorre tener conto del fatto che, oltre al muro vero e proprio, non si può dire di averlo eliminato per sempre fino a quando non lo si toglie anche dalla testa delle persone.

mercoledì 14 ottobre 2009

Il suono degli insetti e delle mummie

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È stato decretato il vincitore dell'European Film Academy documentario 2009 Prix ARTE, assegnato dall'EFA in collaborazione con il canale culturale europeo ARTE a un documentario di qualità.
La giuria, composta dai documentaristi Nino Kirtadzé e Viktor Kossakovsky e dal produttore Franz Grabner, ha deciso di premiare The sound of Insects - Record of a Mummy di Peter Liechti, indagine sulla scoperta del corpo mummificato di un suicida.
In associazione con ARTE, il vincitore verrà proclamato durante la Cerimonia della 22° edizione degli European Film Awards che si terrà sabato 12 dicembre a Bochum, in Germania.
(fonte: Cinecittà news)

lunedì 12 ottobre 2009

Tracce di Muro: da Berlino al 38° parallelo

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Presentata oggi la seconda parte della rassegna TRACCE DI MURO, organizzata da Alpe Adria Cinema e ida Goethe Institut di Trieste in occasione del ventennale dalla caduta del Muro di Berlino. Continua la rassegna primaverile, TRACCE DI MURO_BERLINO 1961-1989, e parte dove quella si era interrotta cioè dalla constatazione che, a 20 anni dalla caduta del Muro, nel mondo restano ancora tanti muri: alcuni sono antichissimi, altri sono stati edificati (o rinforzati) dopo la fine della Guerra Fredda. Tutti separano popolazioni: gli Usa ne hanno eretto uno al confine col Messico, la Spagna ha messo il filo spinato a Ceuta e Melilla, il muro in Cisgiordania è lungo 15 volte e quello in Marocco persino 60 volte quello di Berlino. E poi, ancora, la Corea, dove la barriera che separa nord e sud segue un confine geografico astratto, il 38° parallelo, tracciato all’inizio degli anni ‘50. Nuove barriere sono state sollevate dal 1989: eppure, come insegna l’esperienza di Berlino, modificarne il tracciato (o, in alcuni casi, abbatterle) è soltanto il primo passo di un processo lungo e impegnativo per la convivenza fra i popoli. “TRACCE DI MURO_DA BERLINO AL 38° PARALLELO” (al Cinema Ariston di Trieste tutti i lunedì dal 19 ottobre al 9 novembre) riunisce film su Berlino e la Germania ad altri che parlano dei muri nel mondo.

sabato 10 ottobre 2009

Balletto e propaganda. La Russia di un secolo fa

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Ecco il nostro consiglio su come trascorrere questo pomeriggio se abitate in Friuli Venezia Giulia e siete appassionati di est, meglio ancora se di Russia. Se non ci siete ancora stati, potete andare a San Vito al Tagliamento, dove alla chiesa di San Lorenzo, è ancora possibile visitare la bellissima mostra "Arte e propaganda nella fotografia sovietica degli anni 1920-1940" (di cui avevamo già parlato QUI), organizzata dal Craf di Spilimbergo e prorogata fino alla fine di ottobre. Occasione davvero imperdibile per ammirare opere famose di fotografi come Rodchenko, Shaikhet, Grinberg, Ignatovich e altri. Una galleria che è un vero piacere per gli occhi e, allo stesso tempo, occasione per riflettere sul potere delle immagini. La giornata di oggi, poi, è anche l'ultima occasione per gustare una delle chicche proposte come ogni anno dalle Giornate del cinema muto di Pordenone. Visto che la mostra a San Vito chiude alle 20, avete tutto il tempo per vedere DIE GEZEICHNETEN (Elsker hverandre/Love One Another) [Gli stigmatizzati] di Carl T. Dreyer (ore 16.10, Teatro Verdi).

venerdì 9 ottobre 2009

Un Nobel dal paese delle prugne verdi

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È di ieri l'annuncio che Herta Müller, saggista e poetessa tedesca di origine romena, ha vinto il premio Nobel per la letteratura. La Müller, nata nel 1953 a Niţchidorf, in Romania, ha studiato all'Università di Timişoara, e nel 1976 ha iniziato a lavorare come traduttrice in un'azienda, dalla quale sarà licenziata nel 1979 per mancata collaborazione con la Securitate, i servizi segreti romeni. Questa esperienza, com'è ovvio, ha segnato tutta la sua vita personale e artistica. La motivazione con cui l’Accademia di Svezia le ha conferito il Nobel è infatti quella «tratteggiato il panorama dei diseredati» in Romania sotto la dittatura di Ceasescu «con la concisione della poesia e la schiettezza della prosa».

martedì 6 ottobre 2009

LA JUGOSLOVENSKA KINOTECA A PORDENONE

Pin It I 60 ANNI DELLA JUGOSLOVENSKA KINOTECA
Il più vasto archivio cinematografico dell'Europa sudorientale

La quarta serata (martedì 6 ottobre) delle Giornate del Cinema Muto 2009 si apre con un omaggio alla Jugoslovenska kinoteca (oggi Archivio cinematografico nazionale della Repubblica di Serbia) fondata a Belgrado nel 1949. Dal nucleo originario di poche centinaia di copie, oggi l'Archivio ne conta circa 95 mila, numeri che le hanno fatto guadagnare il riconoscimento di più vasto archivio cinematografico dell'Europa sudorientale. Circa l'85% dei film della Jugoslovenska kinoteca sono stranieri e questo la rende particolarmente interessante per archivisti e ricercatori di tutto il mondo.
Ecco allora che il programma celebrativo di questa edizione del festival unisce ad alcuni film serbi di importanza storica, una serie di rari film stranieri.
I film nazionali sono Sa verom u boga (Con la fede in Dio), girato nel 1932 da Mihajlo Al. Popović, il più importante lungometraggio jugoslavo del periodo tra le due guerre, e Beograd po zimi (Belgrado in inverno) prodotto da Svetozar Botoric nel 1914.
"Sa verom u boga (Con le fede in Dio), girato nel 1932, è considerato il lungometraggio di maggior successo mai prodotto nel Regno di Jugoslavia. Mihajlo Al. Popović trasse ispirazione dal racconto di Branislav Nusić La casa abbandonata e dall’incontro casuale con un eroe di guerra che chiedeva l’elemosina per realizzare questo film sulla storia di un contadino serbo che va soldato, rimane in guerra per quattro anni e infine torna a casa invalido. Il film fu interamente girato nel villaggio di Kumodraž, nei pressi di Belgrado. Solo la protagonista Desanka Janojlić era un’attrice professionista, mentre tutti gli altri interpreti erano dilettanti privi di qualsiasi esperienza cinematografica. Realizzato quando il sonoro si era ormai affermato, Sa verom u boga fu girato come film muto per mancanza di fondi; una colonna sonora fu aggiunta in seguito, utilizzando musica tratta da dischi di fonografo. Lirico e crudele, pregno di valori patriarcali ma cinematograficamente modernissimo, Sa verom u boga rappresenta l’espressione più sincera del cammino di sofferenza e salvazione compiuto dal popolo serbo nel corso della grande guerra" (...) "Beograd po zimi, primo film dedicato a Belgrado capitale della Serbia, è stato scoperto nel 2007 nella collezione Ignaz Reinthaler del Filmarchiv Austria di Vienna; insolitamente lungo per la sua epoca, esso non figurava in nessuna delle filmografie serbe esistenti. Si tratta di un poetico murale cinematografico in cui sono immortalate molte delle più suggestive piazze e vie della città, oltre alle più importanti istituzioni e alle mete più frequentate per i picnic; alcuni di questi luoghi sono rimasti quasi immutati fino a oggi. La pellicola ci mostra inoltre il primo cinematografo permanente della Serbia, il “Paris”, aperto nel 1908 all’interno del lussuoso “Grand Hotel” da Svetozar Botorić, il primo produttore cinematografico serbo." (dalle schede a cura di Aleksandar Erdeljanović, Catalogo del festival, p. 158)
La parte internazionale del programma contiene alcune autentiche perle, come Akt-Skulpturen: Studienfilm für bildende künstler, girato nel 1903 da Oskar Messter; L'ostaggio di Luigi Maggi, del 1909; il film americano Hansel and Gretel, diretto da J. Searle Dawley nel 1909; e una splendida copia Pathé, colorata “au pochoir”, di Barcelone, principale ville de la Catalogne , realizzata da Segundo de Chomón nel 1912, oltre a un omaggio alla leggendaria figura di Henri Langlois, filmato nel 1954, in occasione della sua visita alla Jugoslovenska kinoteka.
Le curiosità principali sono due cartoni animati degli anni Venti, non identificati, che hanno per protagonista “il re”, ossia Charlie Chaplin, e una selezione di “classici” porno muti, realizzati negli anni Venti, Trenta e Quaranta.
Il completamento del nuovo edificio, che ospita varie sale cinematografiche, l'apertura di un nuovo deposito per la conservazione dei film a colori, la ricostruzione del vecchio deposito per le pellicole in bianco e nero, e infine l'istituzione di un nuovo dipartimento per il restauro digitale del sonoro e delle immagini: tutto ciò consente alla Kinoteka di valorizzare e conservare sempre meglio un patrimonio di singolare ricchezza.

(tutte le informazioni sono tratte dal catalogo e dal sito ufficiale del festival: http://www.cinetecadelfriuli.org/gcm/)

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